Nella foto: Gianni Savio davanti ai trofei con la maglia ufficiale
della Androni Giocattoli – Sidermec. Si noti sulla maglia lo scudetto del
Campionato Italiano a Squadre. (Credit E. Macaluso per SMPI)
È un tardo pomeriggio dei primi
giorni di novembre, quando ci rechiamo presso la sede della Androni Giocattoli
– Sidermec per incontrare Gianni Savio, un’autentica leggenda del ciclismo.
Gianni ci accoglie con affabilità e ci lascia entrare nel suo mondo. Entrati in
sede siamo accolti da alcuni trofei che campeggiano su un elegante mobile. Tra
questi anche l’ultima arrivata: la coppa di Campione Italiano a Squadre che il team
guidato da Savio ha appena conquistato in questo 2019.
Quella che si è appena conclusa è
stata una stagione molto positiva per la Androni Giocattoli – Sidermec, squadra
della categoria “Professional”, che
si confronta con impegno anche con le squadre “World Tour”, riuscendo in alcune occasioni a batterle.
Per i non addetti ai lavori, la
differenza di budget tra una categoria e l’altra è enorme. Si pensi che il
budget globale di una squadra “Professional”
è indicativamente di circa 3 milioni di euro.
Per quanto riguarda le “World Tour”, si parte da 15 milioni di euro e si può arrivare ai
circa 40 milioni della INEOS (la ex SKY nda), che si è aggiudicata l’ultima
edizione del Tour de France con Egan Bernal
che, tra l’altro, è stata una scoperta sportiva, e un investimento tecnico e
umano dello stesso Savio.
Da 35 anni Gianni Savio fa parte
del mondo del ciclismo e ne è diventato parte integrante. Ha portato le sue
squadre a confrontarsi, nonostante le differenze di budget, con le grandi
protagoniste mondiali. Talvolta battendole. Altre volte i suoi atleti riescono
a ritagliarsi ruoli da protagonista a livello globale, tra lo stupore di chi
certi equilibri li conosce. Li nota. Li ha lì, davanti agli occhi.
In uno scontro che ricorda quello
tra Davide e Golia, dove la vittoria del piccolo non è mai un risultato legato
alla fortuna. Tenacia, efficienza, spirito di squadra, autorevolezza,
strategia, tecnica e esperienza sono fattori da tenere uniti e condividere con
gli altri membri dello staff e della squadra. Fattori che hanno portato la
squadra spesso oltre le aspettative.
Nell’organigramma dell’Androni
Giocattoli – Sidermec, Savio ricopre il ruolo di Team Manager - Responsabile
Sportivo, ed è affiancato da Gianfranco Lancini in qualità di Responsabile
Finanziario e Marco Bellini che è il Responsabile Marketing e Sponsor.
La squadra, che ha già consegnato
tutta la documentazione per gareggiare anche nel 2020, è attualmente impegnata
a trovare risorse finanziarie importanti che possano cambiarne l’assetto nei
prossimi anni, in modo da poter puntare alla categoria “World Tour”.
Cominciamo l’intervista guardando al futuro, chiedendo a Gianni di
darci qualche indiscrezione sulla squadra del 2020.
Anche nel 2020 desidero dare
delle opportunità a giovani talenti italiani e stranieri. Tra questi segnalo il
giovane ecuadoriano Jefferson Cepeda (20 anni), che ha corso il Tour de l’Avvenir vincendo l’ultima
tappa. Segnalo anche i giovani Mattia Bais e Simone Ravanelli (stagisti nel
2019) che hanno contribuito con i loro piazzamenti alla nostra vittoria del
Campionato Italiano a Squadre. Un altro giovane è Nicola Venchiarutti che ha
vinto una tappa del Giro d’Italia Under 23. Ma oltre ai talenti, abbiamo
riconfermato e acquisito atleti di esperienza, mettendoci nelle condizioni di
presentare anche l’anno prossimo una squadra competitiva.
Qual è per un Team Manager la parte più difficile della propria
attività in una squadra ciclistica?
Sicuramente riuscire ad
“amalgamare” tra loro tutti i componenti della squadra. Non mi riferisco solo
ai corridori, ma ai direttori sportivi (Savio ne dirige ben 4 nda), meccanici, massaggiatori, ecc.
Se iniziano a crearsi contrasti
nel gruppo, si perde quell’armonia necessaria per poter ottenere i risultati.
Tutto questo attraverso l’autorevolezza. Credo di avere carisma con tutti i
membri della squadra.
Una particolarità: io ho la
licenza da direttore sportivo, e la mattina delle gare, sul pullman, tengo io
la riunione tecnica – ovviamente alla presenza e con gli interventi del direttore
sportivo di giornata – e al termine chiedo sempre a tutti, uno a uno, se ci
sono dei suggerimenti. Ritengo che sia importante coinvolgere i corridori in
modo proattivo.
Parliamo di sponsor. Qual è il rapporto tra la squadra e gli sponsor
che vi hanno accompagnato (e vi accompagnano) nella vostra avventura.
Devo partire da una premessa: io
fino adesso non ho mai avuto il “grande” sponsor.
In famiglia mi dicono sempre che
non potrei mai averlo, perché il grande sponsor tende a imporre. E io non mi lascerei
mai imporre delle scelte dagli altri. Allora io rispondo che io vorrei il
grande sponsor, ma lo vorrei “illuminato”. Suggerimenti e consigli sono cose di
cui tenere sempre conto. Ma la responsabilità strategica e tecnica deve essere
del Team Manager.
Aneddoto: Io ho avuto per
25 anni la “Selle Italia” come sponsor. Adesso l’azienda è nostro partner
tecnico. Nel 2005, durante il primo anno del World Tour, con la squadra Colombia – Selle Italia, abbiamo vinto
tre tappe del Giro d’Italia, la maglia verde del GPM (Gran Premio della
Montagna nda) e siamo saliti sul
podio finale con Rujano.
Io ritengo che abbiamo sempre
dato indietro – in termini di risultati – più di quanto gli sponsor abbiano
investito. Da quel 2005 sono passati 14 anni, e nessuna altra squadra “Professional”
è riuscita a salire sul podio del Giro d’Italia.
Nel rapporto con gli sponsor, quanto conta la tua atorevolezza per
avere libertà di azione.
L’autorevolezza è indispensabile.
Il rispetto dei ruoli, da parte di tutti, anche degli sponsor è essenziale.
Sembra un discorso apparentemente banale ma non lo è. Ci sono arrivate notizie
relative a Team Manager che venivano contattati dai grandi sponsor perchè
volevano intervenire su questioni tecniche. In alcuni casi c’è stata da parte
di questi Team Manager anche una certa accondiscendenza.
Io mi assumo tutte le
responsabilità, con autorevolezza e conseguente libertà d’azione, e fino adesso
ho raggiunto i risultati. È anche per questo che ora vorrei puntare ad una
crescita del team, ma ci vogliono importanti risorse economiche per questo.
Al di là dei fattori tecnici e di marketing, quanto influiscono le
relazioni nella creazione e nei rapporti di sponsorship?
Nel nostro mondo il fattore
relazionale è “determinante”.
Anche il ciclismo, come altri sport, ora è più globalizzato. Come è
cambiato il tuo lavoro negli ultimi anni?
Fino a circa dieci anni fa,
dirigere una squadra ciclistica era più semplice. Ora il ciclismo è
globalizzato ed è diventato tutto molto più difficile. È tutto più complicato.
Complesso.
Tuttavia, come dico spesso: “Ho una maledetta passione per il ciclismo”.
Utilizzo l’aggettivo “maledetta” perché oggi il ciclismo riserva più oneri che
onori. Ma si continua.
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Nel ciclismo “La vittoria di uno è la
vittoria di tutti”.
______
In altre occasioni, mi hai accennato che vieni dal mondo del calcio.
Cosa ti sei portato da quel mondo in quello del ciclismo?
Io in realtà vengo da una
famiglia da sempre legata al ciclismo, già grazie al lavoro di mio nonno che
aveva un’azienda (la “Galli” che produceva freni per biciclette nda). Il giornalista Cesare Facetti, che
scriveva per Tuttosport, diceva di me:«Gianni Savio, che del nonno materno ha
un religioso ricordo», aveva centrato perfettamente il mio stato d’animo.
Tuttavia da giovane avevo una
grande passione per il calcio. Ho giocato tra i dilettanti. Giocare a calcio è
stata una grande scuola di vita. Il calcio (come altri sport) ti abitua ad
affrontare le difficoltà con grinta, mordente e spirito di sacrificio.
Un altro fattore che ho
trasferito dal calcio al ciclismo è quello che viene definito “lo spogliatoio”.
Io ritengo che un tecnico di
calcio, così come un tecnico nel ciclismo debba essere anche uno psicologo. Ho
grande stima per i tecnici che lavorano nelle giovanili, sono delle strutture
portanti, che dovrebbero essere maggiormente valorizzate dal punto di vista
mediatico.
Ma quando passi dalle giovanili
al professionismo, devi essere uno psicologo. E devi esserlo sia con il
“talento” che con l’atleta “appena discreto”. Non puoi trattare entrambi allo
stesso modo. Ovviamente sotto l’aspetto disciplinare non puoi fare differenze.
Ma sotto l’aspetto tecnico devi farle. Devi utilizzare un certo linguaggio con
il leader, e devi averne un altro – con tutto il rispetto e la stima – con il
gregario.
Soprattutto nel ciclismo, devi
far comprendere a chi un “talento non lo è”, che in corsa deve muoversi in
funzione della performance del suo capitano. Nel ciclismo bisogna far
comprendere che “la vittoria di uno è la vittoria di tutti”. Talvolta è anche
una questione di comunicazione con livelli di intelligenza diversi. È
complesso.
Le nuove regole dell’UCI (Unione Ciclista Internazionale nda) stanno creando limitazioni (e
potenziali esclusioni dai grandi giri) ai team “Professional”. In relazione al
prossimo Giro d’Italia, cosa ci puoi dire?
“Al di là delle regole, vorrei
che si possa dire la verità. Confidiamo di essere presenti al Giro d’Italia in
virtù dei risultati raggiunti sul campo. Per il prossimo Giro d’Italia, attendiamo
la “wild card”. Speriamo di
riceverla, in quanto abbiamo vinto per il terzo anno consecutivo il Campionato
Italiano a Squadre, siamo la prima squadra italiana classificata all’UCI Europa
Tour, siamo la prima squadra italiana classificata nel ranking mondiale UCI e
la plurivittoriosa a livello mondiale con 32 vittorie nella categoria Professional”.
L’intervista si conclude con
cordialità al termine di questo impressionante palmares, che renderebbe
un’eventuale esclusione della Androni Giocattoli – Sidermec incomprensibile da
parte degli appassionati, di tanti addetti ai lavori e dei tifosi di questa
eccellenza sportiva italiana. Ci avviciniamo proprio a quei trofei per le foto
di rito che mettiamo a corredo di questo articolo.
Di questo incontro ci portiamo
non solo importanti note tecniche che cerchiamo di condividere attraverso
queste righe, ma la consapevolezza di aver avuto l’opportunità di trovarci al
cospetto di un titano del management sportivo italiano, che ha una
consapevolezza che lo porta ad esprimersi con una sicurezza e una signorilità
che è sempre più difficile trovare nel mondo dello sport.
Consigliamo di seguire anche nel
2020 le gesta della squadra guidata da Gianni Savio sul sito ufficiale www.androniteam.it
Emmanuele Macaluso