Vittoria Bussi nasce a Roma il 19 marzo 1987. Laureata in matematica pura
all’Università La Sapienza di Roma prosegue la sua carriera accademica con un
dottorato di ricerca a Oxford. Successivamente consegue il dottorato di ricerca
in matematica e ottiene un posto di post-dottoranda nell'ICTP di Trieste.
L’unione tra la sua preparazione accademica e i risultati sportivi sono
stati più volte sottolineate dai media.
Si avvicina al ciclismo nel 2013. Nel 2014 e 2015 partecipa ad alcune
gare del calendario professionistico. Nel 2016 decide di intraprendere la
preparazione per battere il record del mondo dell’ora in pista. Dopo quasi tre
anni di preparazione, e dopo un 2017 che la vede battere il record italiano di specialità,
il 13 settembre 2018, sulla pista di Aguascalientes (Messico), segna il nuovo
primato del mondo percorrendo 48,007 km. Nel 2019 ottiene il Collare d’Oro al
Merito Sportivo dalle mani el Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe
Conte.
È il 29 maggio quando ci
colleghiamo via Skype con Vittoria Bussi,
la detentrice del record dell’ora di ciclismo.
Un record in suo possesso da quasi due anni. L’intervista si svolge da remoto
per la situazione sanitaria Covid-19.
Vittoria è una donna determinata,
che in pochi anni si è imposta come un’eccellenza della sua specialità.
Guardando il suo curriculum sportivo, appare incredibile pensare che abbia
deciso di correre in bici solo nel 2013. Un’escalation di successi che è il
frutto della passione, ma anche di scelte oculate che hanno messo l’atleta nelle condizioni migliori per
esprimersi.
Dotata di un buon motore che ha
affinato in anni di mezzofondo nell’atletica
leggera, Vittoria mal si adattava all’interno delle gare tattiche e
tortuose in gruppo. Decide quindi di impegnarsi nelle gare contro il tempo,
nelle quali è libera di sprigionare il suo talento e il suo potenziale. La sua
dedizione e la determinazione hanno fatto il resto.
Durante la chiaccherata, colpisce
infatti una frase che Vittoria sfodera con una certa scioltezza, a
dimostrazione del fatto che ormai l’ha fatta sua:«Bisogna puntare alla Luna.
Mal che vada si colpisce l’aquila». Una frase che racconta molto del carattere
di questa atleta.
Ma lei non è solo questo. Non è
un’atleta che deve prepararsi ad affrontare le sfide solo in sella.
Non essendo appoggiata da un team o da un gruppo sportivo, il suo tentativo di battere il record dell’ora è
stato gestito da lei e dal suo ristretto entourage in modo autonomo e
indipendente. Un approccio che rende il raggiungimento dell’impresa ancora più
arduo.
Vittoria prova un primo attacco
al record nel 2017. Battere quel primato non vuol dire “girare per un’ora a
testa bassa” su una velodromo, ma è
molto più complesso di quello che si potrebbe pensare. Ci sono necessità legate
alla logistica, all’attrezzatura specifica, agli allenamenti e anche ai
controlli antidoping. Tutto questo (e molto altro) ricade sugli organizzatori
del tentativo. Vittoria, ai tempi dell’organizzazione del tentativo del 2017 non
è ancora conosciuta e (secondo lei) non ha abbastanza credibilità nell’ambiente
in termini di risultati. Cerca degli sponsor,
ma il supporto che ottiene è minimo. Decide quindi di investire autonomamente
su se stessa e di provare comunque il tentativo.
Risultato? Non batte il record mondiale
ma ottiene il secondo miglior risultato di sempre e il primato italiano.
Questo risultato le dà
consapevolezza. Ricontatta gli sponsor con i quali aveva dialogato per il
tentativo del 2017. Tra questi, uno in particolare (Endura), decide di
investire sul tentativo che Vittoria sta programmando in modo più strutturato per
il 2018. Le relazioni che l’atleta/manager ha creato l’anno precedente, hanno
portato ad una buona percentuale di copertura finanziaria e contemporaneamente
alla creazione di partnership tecniche e forniture ufficiali da parte di altre
aziende.
Vittoria e il suo team si
dividono quindi tra azioni di management e gestione degli allenamenti. Dopo un
anno di totale concentrazione sull’obiettivo, su e giù dalla sua bici da crono,
Vittoria Bussi il 13 settembre 2018, sulla pista di Aguascalientes (Messico), segna il nuovo primato del mondo. È la
prima donna che abbatte la barriera dei 48 km. Ne percorre infatti 48,007 km.
Quella di Vittoria è una storia
di successo solida e concreta. È la storia di una donna che raggiunge un
obiettivo assoluto non solo con il cuore, ma con la testa e la collaborazione
delle persone giuste. Al di là della retorica, che sarebbe facile usare nello
storytelling di questa storia, si possono riscontrare alcuni fattori che sono
tecnici.
Il primo è di natura sportiva.
Infatti l’atleta capisce qual è il suo talento e quali sono le aree techiche
che per lei rappresentano un limite. Decide quindi di scegliere una disciplina
che possa metterla nello condizioni di esprimersi al meglio. Sceglie di dare
maggiore attenzione alle corse contro il tempo, perché lì può fare la
differenza.
Il secondo è di natura gestionale
extrasportiva. Vittoria si testa e capisce quale può essere l’obiettivo
sportivo da raggiungere. A quel punto però deve ragionare su come creare le
condizioni per batterlo e come organizzare il tentativo. Si toglie il casco
aerodinamico e diventa manager di se stessa. Pianifica, acquisisce
informazioni, crea contatti e cerca di farsi sponsorizzare. In parallelo studia
le possibilità che ha di autofinanziarsi. Fa le sue scelte e porta avanti il
tentativo del 2017.
Per il tentativo del 2018 riesce
a trovare degli sponsor e dei partner. Secondo Vittoria è per la credibilità
che ha ottenuto con il primo tentativo. Secondo la nostra esperienza è perché
ha potuto utilizzare delle relazioni che aveva già in qualche modo tessuto
l’anno precedente e - sempre secondo noi - quella seconda prestazione al mondo
del 2017 le ha dato ancora più convinzione. A questo si aggiunga anche la
maggiore esperienza nella gestione
extrasportiva. Quanto percentualmente contino le rispettive posizioni è
difficile da comprendere. Quello che conta però è che sia stata la Bussi a
portare a casa il risultato tecnico che le ha permesso di raggiungere quello
sportivo.
Il potere delle relazioni nella
gestione delle sponsorizzazioni è fondamentale. Chi si occupa di questo
professionalmente lo sa. C’è una cosa che ci ha colpito della protagonista di
questa intervista: la serietà. Vittoria è una donna che sorride facilmente. A
volte per cortesia, spesso perché ragiona. Ma quando si parla dell’aspetto
manageriale della sua attività in bici è solida. Concreta.
Al punto che dopo il primato del
mondo, continua ad allenarsi e ad affinare la sua tecnica a cronometro.
Parallelamente continua anche la sua attività manageriale, con la fondazione
della BJ Bike Club ASD, la squadra
per la quale corre e per la quale utilizza i suoi risultati e la sua
credibilità per trovare sponsor che la supportino nella sua carriera
agonistica.
Ad affiancarla, aziende di riferimento
nelle rispettive aree di mercato. Oltre ad Endura
infatti, Vittoria vanta il supporto di: Ceramicspeed,
Febametal, Giant, IRR, Liv, Open, studio dentistico
Rovelli, Vittoria, Warew e Walker Brothers. In rigoroso ordine alfabetico.
Grande attenzione anche per
l’utilizzo dei social media. In un mondo che sempre più spesso diventa
virtuale, con un selfie “filtrato” al minuto, Vittoria usa i social solo quando ha qualcosa da dire.
Senza trucchi. Diretta. Ed è seguitissima. Forse i numeri possono apparire
inferiori rispetto a quelle di altre sue colleghe (decisamente più social), ma
il grado di coinvolgimento e interazione ai post da parte della sua platea è
altissima. In altre parole non le mettono il like per cortesia o perché è
carina, ma perché l’ascoltano e la seguono davvero.
Concludiamo l’intervista chiedendole
di parlare di qualcosa che le sta a cuore in questo momento. Lei sceglie di
parlare della cultura dello sport in Italia. È rimasta poco positivamente
colpita da come sono stati trattati gli atleti durante le fasi più restrittive
dell’emergenza coronavirus. Mentre in altri Paesi gli atleti sono stati usati
come modelli di benessere e salute, in Italia si è fatto un decreto per non
farli allenare e limitare lo sport.
Una scelta che ha messo in
evidenza un limite che è prima di tutto culturale.
Attualmente Vittoria Bussi è
impegnata negli allenamenti per la cronometro ai prossimi campionati italiani
che dovrebbero tenersi a ottobre, qualora il calendario non subisca cambiamenti
a causa del Covd-19.
Continueremo a fare il tifo per
lei, non solo come atleta ma anche come manager.
Il suo progetto ha tutte le carte in regola per diventare un case
history. E chissà che il futuro, oltre alla sua carriera agonistica,
non la veda protagonista nel mondo dello sport come dirigente.
Emmanuele Macaluso