giovedì 21 novembre 2019

CICLISMO: INTERVISTA A GIANNI SAVIO, TEAM MANAGER DELLA ANDRONI GIOCATTOLI - SIDERMEC



Nella foto: Gianni Savio davanti ai trofei con la maglia ufficiale della Androni Giocattoli – Sidermec. Si noti sulla maglia lo scudetto del Campionato Italiano a Squadre. (Credit E. Macaluso per SMPI)

È un tardo pomeriggio dei primi giorni di novembre, quando ci rechiamo presso la sede della Androni Giocattoli – Sidermec per incontrare Gianni Savio, un’autentica leggenda del ciclismo. Gianni ci accoglie con affabilità e ci lascia entrare nel suo mondo. Entrati in sede siamo accolti da alcuni trofei che campeggiano su un elegante mobile. Tra questi anche l’ultima arrivata: la coppa di Campione Italiano a Squadre che il team guidato da Savio ha appena conquistato in questo 2019.
Quella che si è appena conclusa è stata una stagione molto positiva per la Androni Giocattoli – Sidermec, squadra della categoria “Professional”, che si confronta con impegno anche con le squadre “World Tour”, riuscendo in alcune occasioni a batterle.

Per i non addetti ai lavori, la differenza di budget tra una categoria e l’altra è enorme. Si pensi che il budget globale di una squadra “Professional” è indicativamente di circa 3 milioni di euro.
Per quanto riguarda le “World Tour”, si parte  da 15 milioni di euro e si può arrivare ai circa 40 milioni della INEOS (la ex SKY nda), che si è aggiudicata l’ultima edizione del Tour de France con Egan Bernal che, tra l’altro, è stata una scoperta sportiva, e un investimento tecnico e umano dello stesso Savio.

Da 35 anni Gianni Savio fa parte del mondo del ciclismo e ne è diventato parte integrante. Ha portato le sue squadre a confrontarsi, nonostante le differenze di budget, con le grandi protagoniste mondiali. Talvolta battendole. Altre volte i suoi atleti riescono a ritagliarsi ruoli da protagonista a livello globale, tra lo stupore di chi certi equilibri li conosce. Li nota. Li ha lì, davanti agli occhi.
In uno scontro che ricorda quello tra Davide e Golia, dove la vittoria del piccolo non è mai un risultato legato alla fortuna. Tenacia, efficienza, spirito di squadra, autorevolezza, strategia, tecnica e esperienza sono fattori da tenere uniti e condividere con gli altri membri dello staff e della squadra. Fattori che hanno portato la squadra spesso oltre le aspettative.

Nell’organigramma dell’Androni Giocattoli – Sidermec, Savio ricopre il ruolo di Team Manager - Responsabile Sportivo, ed è affiancato da Gianfranco Lancini in qualità di Responsabile Finanziario e Marco Bellini che è il Responsabile Marketing e Sponsor.
La squadra, che ha già consegnato tutta la documentazione per gareggiare anche nel 2020, è attualmente impegnata a trovare risorse finanziarie importanti che possano cambiarne l’assetto nei prossimi anni, in modo da poter puntare alla categoria “World Tour”.

Cominciamo l’intervista guardando al futuro, chiedendo a Gianni di darci qualche indiscrezione sulla squadra del 2020.
Anche nel 2020 desidero dare delle opportunità a giovani talenti italiani e stranieri. Tra questi segnalo il giovane ecuadoriano Jefferson Cepeda (20 anni), che ha corso il Tour de l’Avvenir vincendo l’ultima tappa. Segnalo anche i giovani Mattia Bais e Simone Ravanelli (stagisti nel 2019) che hanno contribuito con i loro piazzamenti alla nostra vittoria del Campionato Italiano a Squadre. Un altro giovane è Nicola Venchiarutti che ha vinto una tappa del Giro d’Italia Under 23. Ma oltre ai talenti, abbiamo riconfermato e acquisito atleti di esperienza, mettendoci nelle condizioni di presentare anche l’anno prossimo una squadra competitiva.

Qual è per un Team Manager la parte più difficile della propria attività in una squadra ciclistica?
Sicuramente riuscire ad “amalgamare” tra loro tutti i componenti della squadra. Non mi riferisco solo ai corridori, ma ai direttori sportivi (Savio ne dirige ben 4 nda), meccanici, massaggiatori, ecc.
Se iniziano a crearsi contrasti nel gruppo, si perde quell’armonia necessaria per poter ottenere i risultati. Tutto questo attraverso l’autorevolezza. Credo di avere carisma con tutti i membri della squadra.
Una particolarità: io ho la licenza da direttore sportivo, e la mattina delle gare, sul pullman, tengo io la riunione tecnica – ovviamente alla presenza e con gli interventi del direttore sportivo di giornata – e al termine chiedo sempre a tutti, uno a uno, se ci sono dei suggerimenti. Ritengo che sia importante coinvolgere i corridori in modo proattivo.

Parliamo di sponsor. Qual è il rapporto tra la squadra e gli sponsor che vi hanno accompagnato (e vi accompagnano) nella vostra avventura.
Devo partire da una premessa: io fino adesso non ho mai avuto il “grande” sponsor.
In famiglia mi dicono sempre che non potrei mai averlo, perché il grande sponsor tende a imporre. E io non mi lascerei mai imporre delle scelte dagli altri. Allora io rispondo che io vorrei il grande sponsor, ma lo vorrei “illuminato”. Suggerimenti e consigli sono cose di cui tenere sempre conto. Ma la responsabilità strategica e tecnica deve essere del Team Manager. 

Aneddoto: Io ho avuto per 25 anni la “Selle Italia” come sponsor. Adesso l’azienda è nostro partner tecnico. Nel 2005, durante il primo anno del World Tour, con la squadra Colombia – Selle Italia, abbiamo vinto tre tappe del Giro d’Italia, la maglia verde del GPM (Gran Premio della Montagna nda) e siamo saliti sul podio finale con Rujano.
Io ritengo che abbiamo sempre dato indietro – in termini di risultati – più di quanto gli sponsor abbiano investito. Da quel 2005 sono passati 14 anni, e nessuna altra squadra “Professional” è riuscita a salire sul podio del Giro d’Italia.

Nel rapporto con gli sponsor, quanto conta la tua atorevolezza per avere libertà di azione.
L’autorevolezza è indispensabile. Il rispetto dei ruoli, da parte di tutti, anche degli sponsor è essenziale. Sembra un discorso apparentemente banale ma non lo è. Ci sono arrivate notizie relative a Team Manager che venivano contattati dai grandi sponsor perchè volevano intervenire su questioni tecniche. In alcuni casi c’è stata da parte di questi Team Manager anche una certa accondiscendenza.
Io mi assumo tutte le responsabilità, con autorevolezza e conseguente libertà d’azione, e fino adesso ho raggiunto i risultati. È anche per questo che ora vorrei puntare ad una crescita del team, ma ci vogliono importanti risorse economiche per questo.

Al di là dei fattori tecnici e di marketing, quanto influiscono le relazioni nella creazione e nei rapporti di sponsorship?
Nel nostro mondo il fattore relazionale è “determinante”.

Anche il ciclismo, come altri sport, ora è più globalizzato. Come è cambiato il tuo lavoro negli ultimi anni?
Fino a circa dieci anni fa, dirigere una squadra ciclistica era più semplice. Ora il ciclismo è globalizzato ed è diventato tutto molto più difficile. È tutto più complicato. Complesso.
Tuttavia, come dico spesso: “Ho una maledetta passione per il ciclismo”. Utilizzo l’aggettivo “maledetta” perché oggi il ciclismo riserva più oneri che onori. Ma si continua.
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Nel ciclismo “La vittoria di uno è la vittoria di tutti”.
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In altre occasioni, mi hai accennato che vieni dal mondo del calcio. Cosa ti sei portato da quel mondo in quello del ciclismo?
Io in realtà vengo da una famiglia da sempre legata al ciclismo, già grazie al lavoro di mio nonno che aveva un’azienda (la “Galli” che produceva freni per biciclette nda). Il giornalista Cesare Facetti, che scriveva per Tuttosport, diceva di me:«Gianni Savio, che del nonno materno ha un religioso ricordo», aveva centrato perfettamente il mio stato d’animo.
Tuttavia da giovane avevo una grande passione per il calcio. Ho giocato tra i dilettanti. Giocare a calcio è stata una grande scuola di vita. Il calcio (come altri sport) ti abitua ad affrontare le difficoltà con grinta, mordente e spirito di sacrificio.
Un altro fattore che ho trasferito dal calcio al ciclismo è quello che viene definito “lo spogliatoio”.
Io ritengo che un tecnico di calcio, così come un tecnico nel ciclismo debba essere anche uno psicologo. Ho grande stima per i tecnici che lavorano nelle giovanili, sono delle strutture portanti, che dovrebbero essere maggiormente valorizzate dal punto di vista mediatico.
Ma quando passi dalle giovanili al professionismo, devi essere uno psicologo. E devi esserlo sia con il “talento” che con l’atleta “appena discreto”. Non puoi trattare entrambi allo stesso modo. Ovviamente sotto l’aspetto disciplinare non puoi fare differenze. Ma sotto l’aspetto tecnico devi farle. Devi utilizzare un certo linguaggio con il leader, e devi averne un altro – con tutto il rispetto e la stima – con il gregario.
Soprattutto nel ciclismo, devi far comprendere a chi un “talento non lo è”, che in corsa deve muoversi in funzione della performance del suo capitano. Nel ciclismo bisogna far comprendere che “la vittoria di uno è la vittoria di tutti”. Talvolta è anche una questione di comunicazione con livelli di intelligenza diversi. È complesso.

Le nuove regole dell’UCI (Unione Ciclista Internazionale nda) stanno creando limitazioni (e potenziali esclusioni dai grandi giri) ai team “Professional”. In relazione al prossimo Giro d’Italia, cosa ci puoi dire?
“Al di là delle regole, vorrei che si possa dire la verità. Confidiamo di essere presenti al Giro d’Italia in virtù dei risultati raggiunti sul campo. Per il prossimo Giro d’Italia, attendiamo la “wild card”. Speriamo di riceverla, in quanto abbiamo vinto per il terzo anno consecutivo il Campionato Italiano a Squadre, siamo la prima squadra italiana classificata all’UCI Europa Tour, siamo la prima squadra italiana classificata nel ranking mondiale UCI e la plurivittoriosa a livello mondiale con 32 vittorie nella categoria Professional”.

L’intervista si conclude con cordialità al termine di questo impressionante palmares, che renderebbe un’eventuale esclusione della Androni Giocattoli – Sidermec incomprensibile da parte degli appassionati, di tanti addetti ai lavori e dei tifosi di questa eccellenza sportiva italiana. Ci avviciniamo proprio a quei trofei per le foto di rito che mettiamo a corredo di questo articolo.

Di questo incontro ci portiamo non solo importanti note tecniche che cerchiamo di condividere attraverso queste righe, ma la consapevolezza di aver avuto l’opportunità di trovarci al cospetto di un titano del management sportivo italiano, che ha una consapevolezza che lo porta ad esprimersi con una sicurezza e una signorilità che è sempre più difficile trovare nel mondo dello sport.
Consigliamo di seguire anche nel 2020 le gesta della squadra guidata da Gianni Savio sul sito ufficiale www.androniteam.it

Emmanuele Macaluso